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Avvocato, avvocata, avvocatessa, avvocatə o avvocat*?

La maggioranza degli avvocati studenti del mio coaching “fare l’avvocato è bellissimo” é composta da donne.

Oggi voglio scrivere un post per loro, e poi in generale per tutte le donne che svolgono la professione forense, sulla discussa questione relativa al come é meglio presentarsi e qualificarsi nei rapporti coi terzi.

Ma prima di questo, voglio dire che, nonostante il mio orientamento maschilista e a favore del patriarcato, io credo autenticamente nelle donne.

Non credo alla donna occidentale media contemporanea, che per me é letteralmente un secchio di spazzatura e di cui non smetterò mai di sottolineare le tragiche e profonde inadeguatezze.

Resta tuttavia il fatto che la maggior parte delle persone che stimo é composta da donne: Silvana De Mari, Costanza Miriano, Marguerite Yourcenar e diverse altre, tanto per fare un esempio con i primi nomi che mi vengono in mente.

Le donne possono fare bene e possono anche raggiungere l’eccellenza, fermo il disastro oggettivo e ormai innegabile della donna media contemporanea.

Anche il fatto che siano in maggioranza donne gli avvocati che scelgono di lavorare su loro stessi nel mio coaching o, per quel che qui rileva, in quello di altri, impressiona favorevolmente: chi decide di investire su se stesso presenta sempre un grado evolutivo maggiore rispetto a chi non fa nulla a riguardo e si limita a galleggiare.

Fatta questa interessante premessa, come é più opportuno che si qualifichi una donna che svolge la professione forense?

In questa sede, parliamo del tema dal punto di vista per lo più del marketing e delle pratiche di lead generation e personal branding. Lo traduco in Italiano: vediamo come é meglio presentarsi per creare una immagine più positiva in modo da attrarre più clientela – e più clientela desiderabile.

Da questo punto di vista, non c’è alcun dubbio che il modo migliore di presentarsi é quello di qualificarsi come “avvocato”, lasciando perdere avvocatessa e, a maggior ragione ancora, l’orribile “avvocata”.

Ce lo ricorda persino il Corriere, certamente non una testata tradizionalista, ma che anzi, tutto al contrario, é oggi pienamente mondialista ed espressione del pensiero unico, del mainstream e del femminismo più demenziale.

Il punto, tuttavia, non è che presentarsi come “avvocato” fornisca vantaggi perché siamo ancora in una società patriarcale, cosa purtroppo non vera, essendo una società, tutto al contrario, eccessivamente squilibrata sul femminile e, per giunta, su un tipo disfunzionale di femminile.

Una donna che si qualifica semplicemente come “avvocato” senza fare questioni a riguardo offre banalmente l’impressione di essere una persona centrata, a posto con se stessa, intelligente, seria e non toccata da questioni demenziali e boldriniane come quelle che hanno portato a coniare ed usare termini da ritardati come assessora e simili.

Chi si qualifica usando il maschile, che, va sempre ricordato, nella nostra meravigliosa lingua italiana, esprime da sempre il genere neutro, trasmette l’immagine di una persona che va al sodo, che non perde tempo in questioni nominalistiche e che si occupa di problemi reali e non di convenienze e questioni artificiali prive di scopo e utilità concreta.

Tutto questo è molto maggiormente in linea con l’immagine di un libero professionista che deve capire i tuoi problemi e aiutarti a risolverli e che quindi deve manifestare una personalità pratica, brillante, analitica, intelligente, concreta.

Tutto abbiamo stimato il direttore d’orchestra donna che, a Sanremo, ha chiesto di essere chiamata “direttore”, dicendo che il suo valore come professionista non dipende certo dalla declinazione al femminile del nome del suo mestiere.

Naturalmente, tutte queste considerazioni sono anche da valutare in linea con la tua buyer persona, cioè col tipo di clientela cui vuoi vendere i tuoi servizi legali.

Sino a qui ho parlato sul presupposto che ti interessi avere come clienti imprenditori, lavoratori, altri liberi professionisti, gente del mondo produttivo, aziende grandi o piccole.

Se, invece, ti interessa avere come cliente Vincenzo del centro sociale che non sa come fare perché i 200€ del reddito di cittadinanza sono in ritardo di 5 giorni e vuole fare una diffida all’INPS, allora é probabile che possa essere utile stampare dei biglietti da visita, da lasciare alla parrucchiera, in cui ti qualifichi con espressioni ancora più magiche, come avvocatə o avvocat*, usando schwa, asterischi e tutto quando la demenza unica é riuscita a partorire sino adesso.

Fai la tua scelta, amica mia.

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