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L’importanza di definire la buyer persona per uno studio legale.

Gli studi legali, come qualsiasi altra attività commerciale, possono beneficiare enormemente dalla definizione chiara e accurata della buyer persona.

La buyer persona è una rappresentazione semi-fittizia del cliente ideale, basata su dati demografici, comportamentali e psicografici.

Definire la buyer persona è un passo essenziale per sviluppare strategie di marketing mirate ed efficaci per uno studio legale.

Ecco perché è così importante:

1. **Comprendere le esigenze e i desideri dei clienti**: Definendo la buyer persona, uno studio legale può ottenere una visione approfondita delle esigenze, dei desideri e dei problemi dei propri clienti ideali. Questa conoscenza consente di creare servizi legali specifici e personalizzati che rispondono alle loro necessità.

2. **Ottimizzare le strategie di marketing**: Una volta definita la buyer persona, diventa più facile creare e indirizzare messaggi di marketing mirati ed efficaci. Si può adattare il tono, il linguaggio e i canali di comunicazione in modo da raggiungere direttamente la buyer persona, aumentando le probabilità di attirare nuovi clienti.

3. **Aumentare il tasso di conversione**: Concentrarsi su una buyer persona ben definita consente di migliorare il tasso di conversione dei potenziali clienti in clienti effettivi. Capire le loro motivazioni e preoccupazioni aiuta a creare contenuti e offerte che li coinvolgano e li spingano ad agire.

4. **Risparmiare tempo e risorse**: Definire la buyer persona aiuta a evitare lo spreco di tempo e risorse su segmenti di mercato che potrebbero non essere interessati ai servizi legali offerti dallo studio. Concentrarsi sui clienti ideali aumenta l’efficienza delle attività di marketing e riduce gli sprechi.

5. **Fornire un servizio clienti migliore**: Comprendere la buyer persona consente di adattare l’approccio e la comunicazione con i clienti in base alle loro preferenze. Ciò può portare a una maggiore soddisfazione dei clienti e a una relazione più solida con lo studio legale.

6. **Migliorare la reputazione dello studio legale**: Concentrandosi sui bisogni specifici della buyer persona, lo studio legale può distinguersi dai concorrenti. La capacità di fornire soluzioni mirate e di alta qualità crea una reputazione positiva e favorisce la fiducia dei clienti.

7. **Guidare la pianificazione strategica**: La definizione della buyer persona influisce sulla pianificazione strategica dello studio legale. Aiuta a identificare opportunità di crescita, a individuare nuovi servizi da offrire e a migliorare l’esperienza complessiva dei clienti.

8. **Adattarsi ai cambiamenti del mercato**: Monitorando la buyer persona nel tempo, uno studio legale può adattarsi ai cambiamenti del mercato.

9. **Sviluppare servizi legali innovativi**: La comprensione della buyer persona consente agli studi legali di identificare nuove opportunità per sviluppare servizi legali innovativi. Sulla base delle esigenze e dei desideri della buyer persona, è possibile creare soluzioni legali uniche che si distinguono nel mercato.

10. **Migliorare la pianificazione del budget**: Definire la buyer persona aiuta anche a migliorare la pianificazione del budget dello studio legale. Concentrandosi sui clienti ideali, è possibile allocare le risorse in modo più mirato ed efficace, massimizzando il ritorno sull’investimento nelle attività di marketing.

In conclusione, la definizione accurata della buyer persona è essenziale per il successo di uno studio legale. Comprendere i bisogni, i desideri e le caratteristiche del cliente ideale aiuta a creare strategie di marketing mirate, a migliorare la conversione dei potenziali clienti in clienti effettivi e a fornire un servizio clienti migliore.

Investire tempo ed energie nella definizione della buyer persona può fare la differenza nel raggiungimento del successo nello scenario competitivo dello studio legale.

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Avvocato, avvocata, avvocatessa, avvocatə o avvocat*?

La maggioranza degli avvocati studenti del mio coaching “fare l’avvocato è bellissimo” é composta da donne.

Oggi voglio scrivere un post per loro, e poi in generale per tutte le donne che svolgono la professione forense, sulla discussa questione relativa al come é meglio presentarsi e qualificarsi nei rapporti coi terzi.

Ma prima di questo, voglio dire che, nonostante il mio orientamento maschilista e a favore del patriarcato, io credo autenticamente nelle donne.

Non credo alla donna occidentale media contemporanea, che per me é letteralmente un secchio di spazzatura e di cui non smetterò mai di sottolineare le tragiche e profonde inadeguatezze.

Resta tuttavia il fatto che la maggior parte delle persone che stimo é composta da donne: Silvana De Mari, Costanza Miriano, Marguerite Yourcenar e diverse altre, tanto per fare un esempio con i primi nomi che mi vengono in mente.

Le donne possono fare bene e possono anche raggiungere l’eccellenza, fermo il disastro oggettivo e ormai innegabile della donna media contemporanea.

Anche il fatto che siano in maggioranza donne gli avvocati che scelgono di lavorare su loro stessi nel mio coaching o, per quel che qui rileva, in quello di altri, impressiona favorevolmente: chi decide di investire su se stesso presenta sempre un grado evolutivo maggiore rispetto a chi non fa nulla a riguardo e si limita a galleggiare.

Fatta questa interessante premessa, come é più opportuno che si qualifichi una donna che svolge la professione forense?

In questa sede, parliamo del tema dal punto di vista per lo più del marketing e delle pratiche di lead generation e personal branding. Lo traduco in Italiano: vediamo come é meglio presentarsi per creare una immagine più positiva in modo da attrarre più clientela – e più clientela desiderabile.

Da questo punto di vista, non c’è alcun dubbio che il modo migliore di presentarsi é quello di qualificarsi come “avvocato”, lasciando perdere avvocatessa e, a maggior ragione ancora, l’orribile “avvocata”.

Ce lo ricorda persino il Corriere, certamente non una testata tradizionalista, ma che anzi, tutto al contrario, é oggi pienamente mondialista ed espressione del pensiero unico, del mainstream e del femminismo più demenziale.

Il punto, tuttavia, non è che presentarsi come “avvocato” fornisca vantaggi perché siamo ancora in una società patriarcale, cosa purtroppo non vera, essendo una società, tutto al contrario, eccessivamente squilibrata sul femminile e, per giunta, su un tipo disfunzionale di femminile.

Una donna che si qualifica semplicemente come “avvocato” senza fare questioni a riguardo offre banalmente l’impressione di essere una persona centrata, a posto con se stessa, intelligente, seria e non toccata da questioni demenziali e boldriniane come quelle che hanno portato a coniare ed usare termini da ritardati come assessora e simili.

Chi si qualifica usando il maschile, che, va sempre ricordato, nella nostra meravigliosa lingua italiana, esprime da sempre il genere neutro, trasmette l’immagine di una persona che va al sodo, che non perde tempo in questioni nominalistiche e che si occupa di problemi reali e non di convenienze e questioni artificiali prive di scopo e utilità concreta.

Tutto questo è molto maggiormente in linea con l’immagine di un libero professionista che deve capire i tuoi problemi e aiutarti a risolverli e che quindi deve manifestare una personalità pratica, brillante, analitica, intelligente, concreta.

Tutto abbiamo stimato il direttore d’orchestra donna che, a Sanremo, ha chiesto di essere chiamata “direttore”, dicendo che il suo valore come professionista non dipende certo dalla declinazione al femminile del nome del suo mestiere.

Naturalmente, tutte queste considerazioni sono anche da valutare in linea con la tua buyer persona, cioè col tipo di clientela cui vuoi vendere i tuoi servizi legali.

Sino a qui ho parlato sul presupposto che ti interessi avere come clienti imprenditori, lavoratori, altri liberi professionisti, gente del mondo produttivo, aziende grandi o piccole.

Se, invece, ti interessa avere come cliente Vincenzo del centro sociale che non sa come fare perché i 200€ del reddito di cittadinanza sono in ritardo di 5 giorni e vuole fare una diffida all’INPS, allora é probabile che possa essere utile stampare dei biglietti da visita, da lasciare alla parrucchiera, in cui ti qualifichi con espressioni ancora più magiche, come avvocatə o avvocat*, usando schwa, asterischi e tutto quando la demenza unica é riuscita a partorire sino adesso.

Fai la tua scelta, amica mia.

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